A Firenze i leoni sono sempre stati animali molto popolari. In passato la città ne contava diversi e non si trattava solo di animali di pietra – come quelli posti a guardia della Loggia dei Lanzi – ma vi erano diversi esemplari vivi, tenuti in cattività nel serraglio dietro a Palazzo Vecchio.
Partiamo dai leoni scolpiti e dal luogo in cui ne troviamo il maggior numero, per l’appunto Piazza della Signoria. Osservando la scalinata d’ingresso alla loggia vediamo i primi due felini: quello a destra è un pezzo antico, mentre quello a sinistra è opera di Flaminio Vacca (1538-1605), artista romano ed esperto restauratore di antichità, che appose l’iscrizione OPVS FLAMINII VACCAE ROMANI vicino alla zampa posteriore destra. Entrambe le sculture appartenevano al cardinale Ferdinando dei Medici, che nel 1587 fu nominato granduca dopo la morte improvvisa del fratello Francesco I e ordinò di trasferire molti oggetti e decorazioni (tra cui i due leoni) dalla sua splendida villa di Roma a Firenze.
Volgendo lo sguardo verso il portale d’ingresso di Palazzo Vecchio, noterete due piccoli leoni dorati che campeggiano sul frontone decorato con il monogramma raggiato di Cristo al centro e la scritta Rex Regum et Dominus Dominatium (Gesù Cristo Re dei Re e Signore dei Signori), dettata nel 1551 da Cosimo I dei Medici in sostituzione di quella voluta nel 1528 dal Gonfaloniere Niccolò Capponi che si ispirava alle parole di Savonarola (Iesus Cristus Rex Florentini populi S.P. decreto electus)

Su un altro lato della piazza, accanto alla Fontana del Nettuno, troviamo il Marzocco, la famosa scultura in pietra serena di Donatello oggi sostituita da una copia (l’originale è conservato al Museo Nazionale del Bargello). Simbolo araldico della Repubblica Fiorentina, che lo aveva scelto come difensore della propria forza e del potere politico (il leone contro l’aquila imperiale) e per tradizione legato al dio Marte protettore della Firenze pagana, il Marzocco è stato nuovamente “incoronato” lo scorso 19 giugno, durante la suggestiva cerimonia organizzata dal Comune e dalla Società San Giovanni Battista nell’ambito delle celebrazioni per il Santo Patrono.

Lasciata Piazza Signoria e arrivati di fronte alla basilica di Santa Croce, vediamo quattro marzocchi che circondano la figura di Dante Alighieri nel monumento posto al lato della facciata. Ognuno regge con la zampa uno scudo su cui è scritto il titolo delle opere minori del poeta (Vita Nova, Convivio, De Monarchia e De Vulgari Eloquentia), il quale tiene la Commedia tra le sue mani ed è affiancato da un’aquila con le ali semichiuse. La grande statua di Enrico Pazzi fu eseguita grazie alla raccolta fondi promossa da un comitato nazionale (tra i sottoscrittori figurano anche il barone Bettino Ricasoli e Alessandro Manzoni), donata alla città di Firenze che invece si fece carico delle spese per il suo basamento (realizzato su progetto di Emilio de Fabris e Luigi del Rosso) e venne inaugurata il 14 maggio 1865 in occasione dei seicento anni dalla nascita di Dante.

Anche Santa Maria del Fiore ha i suoi leoni, che si trovano presso la cosiddetta Porta di Balla (o dei Cornacchini), uno degli ingressi laterali della cattedrale realizzato agli inizi del Trecento, con il portale decorato da eleganti tarsie marmoree e due colonne tortili sorrette da una leonessa con i cuccioli (a sinistra) e un leone con un putto alato (a destra). A questa scultura, in particolare, è legato un fatto raccontato da Giovanni Cavalcanti nelle sue Istorie fiorentine (Libro III, capitolo XIII), che lo storico diceva di aver udito dal cerusico Francesco di Ser Conte. La storia riguardava un cittadino che abitava in Via del Cocomero (l’attuale Via Ricasoli) e una notte aveva sognato di essere ucciso dal morso di un leone su una mano. La mattina dopo, il tale era uscito di casa per andare al lavoro e passando davanti al portale del Duomo aveva messo la mano in bocca al leone dicendo ” io voglio che il sogno faccia suo corso, accioché io esca da sì perverso immaginamento“, senza sapere che al suo interno era annidato uno scorpione velenoso… A nulla era valso l’intervento dei medici corsi a casa sua, perché il pover’uomo era stato punto al dito ed era morto nel giro di poche ore! La triste e insolita vicenda è confermata anche nella guida Firenze città nobilissima illustrata di Ferdinando Leopoldo del Migliore del 1684 e oggi viene ricordato come il popolare aneddoto del “sogno premonitore di Anselmo” (ne riparleremo).

In città, come abbiamo detto, esistevano in realtà anche diversi leoni veri, che per lungo tempo furono tenuti rinchiusi nel serraglio di Palazzo Vecchio (nell’odierna Via dei Leoni), poi spostato nel Cinquecento nelle stalle di Piazza San Marco e infine soppresso nel 1777 per ordine del granduca Leopoldo II di Lorena. Prima ancora di Palazzo Vecchio il serraglio si trovava vicino al battistero e nelle sue Istorie Fiorentine Giovanni Villani ci racconta che un giorno la porta fu lasciata inavvertitamente aperta dal guardiano e un “bellissimo e feroce” leone iniziò a camminare lungo Via Calzaiuoli, seminando il panico tra la gente. Arrivato davanti alla chiesa di Orsanmichele l’animale prese un bambino di pochi anni tra le branche, finché la mamma disperata perché “non avea più che lui, e questo l’era rimasto in corpo, dopo la morte del padre ch’era stato morto a’ Ghiado” si fece coraggio e andò a riprendersi il figlioletto. Il leone non reagì e tra lo stupore generale rimase fermo, così che il piccolo tornò a casa con la mamma e il destino volle che per ” la gentilezza della natura del leone, o la fortuna riserbasse la vita al detto fanciullo, perché poi vivendo, facesse la vendetta del padre, com’egli fece, e fu poi chiamato Orlanduccio del leone” (Libro VI, De’ fatti di Firenze al tempo del detto popolo, Capitolo LXX)

Riferimenti bibliografici
- Giovanni Villani, Istorie Fiorentine che potete consultare on line al seguente link: https://books.google.it/books?id=J2LcDpz_MqIC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_atb#v=onepage&q&f=false
- Giovanni Cavalcanti, Istorie Fiorentine che potete consultare on line al seguente link: https://www.google.it/books/edition/Istorie_fiorentine/tnetRu_jV0UC?hl=it&gbpv=1&dq=giovanni+cavalcanti+istorie+fiorentine&printsec=frontcover
- Touring Club Italiano, Guida d’Italia Firenze e provincia, 1993
- Luciano Artusi, Le curiosità di Firenze, Newton Compton, 2017