Solo pochi giorni fa vi parlavo delle origini del Ferragosto e delle celebrazioni legate all’Assunzione della Vergine, ma ecco che arriva una nuova festività mariana, amata da grandi e piccini e che da secoli rappresenta una delle manifestazioni più tipiche del folclore fiorentino.
La sera del 7 settembre – precedente il giorno in cui ricorre la Natività di Maria – in molte località dell’area metropolitana si organizza la Festa della Rificolona, un evento a cui da sempre partecipano tanti bambini, che si ritrovano per portare in giro i loro lampioncini colorati e dalle forme stravaganti, i quali vengono accesi (oggi hanno dentro una lucina ma un tempo erano illuminati con delle candele) e appesi in cima a una canna di legno.

Una serata ricordata con affetto e nostalgia soprattutto dai meno giovani, ma ancora molto popolare quando io ero piccola (chi vi scrive è una bambina degli anni Ottanta e una ragazza degli anni Novanta 😎) e ci fa tornare alla mente quella canzoncina cantata a squarciagola “Ona, ona, ona ma che bella Rificolona, la mia l’è co’ fiocchi, la tua l’è co’ pidocchi…” e le battaglie tra femmine e maschi, la cui missione era quella di abbattere le rificolone con pallini di stucco tirati con la cerbottana (e giusto per la cronaca spesso non miravano in alto!)
Insomma la Rificolona era l’ultimo appuntamento estivo prima di tornare a scuola, quando ormai tutti erano rientrati dalle vacanze e ci si incontrava nel rione o nella parrocchia per stare insieme. Una tradizione che si era un po’ persa con il passare del tempo e negli ultimi anni è tornata ad essere più sentita (qui trovate le varie iniziative per la Rificolona 2022) e come tutte le ricorrenze ha radici che affondano lontano nel tempo.

Quando si parla dei festeggiamenti in onore della Madonna a Firenze, tutto converge verso il medesimo luogo, ossia la basilica della Santissima Annunziata. Al suo interno, è conservato un affresco miracoloso raffigurante l’Annunciazione, venerato dai pellegrini e dagli abitanti del contado, che proprio in queste giornate di festa accorrevano in città per rendere omaggio alla Vergine e prendere parte alla fierucola, il grande mercato che si teneva nella piazza di fronte alla chiesa, per vendere funghi, formaggi, panni o altri oggetti confezionati appositamente per l’occasione. Il viaggio però era lungo, per cui i contadini dovevano partire la sera prima, illuminando il cammino con delle lanterne di carta appese ad un bastone e una volta arrivati in città si accampavano intorno alla chiesa o lungo Via Dei Servi, per essere pronti a prendere posto il mattino successivo. Pensate che immagine suggestiva doveva offrire la piazza rischiarata da tutti questi lumini!

L’arrivo di quella gente semplice e dall’aspetto goffo e trasandato, suscitava l’ilarità dei fiorentini, che si divertivano a prendere in giro le signore per i loro modi rozzi e le forme abbondanti. Si iniziò a chiamarle fierucolone, da cui è derivata la parola rificolona (ancora oggi usata per indicare una donna di poco gusto) e probabilmente dalla metà del Seicento, divenne una consuetudine festeggiare la sera del 7 settembre andando in giro con delle lanterne simili a quelle dei coloni, ma costruite a forma di donna, come dei grossi fantocci di carta appesi a lunghe canne, che venivano accompagnati da canti, fischi e schiamazzi. È probabile che già da allora vi fosse l’abitudine di cantare la caratteristica filastrocca “ona, ona, ona..” ma sicuramente da una certa ora partiva la caccia alle rificolone, che venivano colpite con bucce di cocomero per farle cadere e incendiare.
Un’ultima curiosità: nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, sulle pareti affrescate da Giorgio Vasari vediamo gli episodi della guerra tra Firenze e Pisa e tra Firenze e Siena. Nella scena notturna raffigurante la Presa del forte presso Porta Camollia a Siena, si notano i soldati procedere reggendo delle lanterne che ricordano quelle usate per la festa della Rificolona.

Foto Wikipedia
Riferimenti bibliografici
L.Artusi – A.Valentini, Festività Fiorentine, Comune di Firenze Assessorato alle Feste e Tradizioni, 2001