Firenze è ricca di aneddoti e storie da raccontare: esistono diversi libri che conducono il lettore alla scoperta dei luoghi più caratteristici della città, veri e propri manuali sulle curiosità locali. Vediamone alcune che riguardano la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, sorta nella grande piazza accanto al Campanile di Giotto e di fronte al “bel San Giovanni“, così come Dante chiamava il Battistero.

Foto Patrizia Messeri
Il Duomo di Firenze si distingue certamente per la sua grandezza – ancora nel Quattrocento questa era la chiesa più grande del mondo – e per il colore, con il rivestimento a marmi bianchi, verdi e rosa che ricopre l’intera superficie dell’edificio. Degna di nota anche la durata della costruzione: se partiamo dalla fondazione – avvenuta, secondo la tradizione l’8 settembre 1296 e arriviamo all’inaugurazione della nuova facciata, nel 1887, parliamo di circa 600 anni di lavori! Eppure la decorazione non era terminata perché, ad esempio, mancavano ancora le grandi porte in bronzo: quella di sinistra e quella centrale vennero commissionate ad Augusto Passaglia (che le completò nel 1903), mentre quella di destra venne eseguita da Giuseppe Cassioli.

Proprio a lui si deve il primo singolare dettaglio, che si trova sul battente destro della porta, dove compare il volto di un uomo con un serpente stretto intorno al collo. Avete presente l’espressione “essere strozzato dai debiti“? E’ questa l’immagine che l’artista volle lasciare di sé, con il suo autoritratto scolpito sull’opera finita dopo anni di tormenti, sofferenze, critiche e ritardi che lo avevano ridotto in miseria.

Foto La Firenze dei Fiorentini
Guardando invece la cornice di marmo intorno al portale, in cui sono raffigurati gli Angeli dell’Apocalisse, se ne trova uno… che fa il gesto dell’ombrello! O perlomeno la sua posa sembra davvero suggerire tale movenza, tanto che questa figura è conosciuta come “l’Angelo irriverente“. In molti però sostengono che si tratti di un equivoco, con l’angelo che allunga il braccio come a voler spingere la cornice.
Per scoprire le altre curiosità che riguardano questo edificio occorre girarci intorno.

Basta voltare l’angolo dietro al campanile per vederne il fianco destro: qui dovrete “aguzzare” la vista per notare un particolare che riguarda la sua costruzione. Osservate attentamente le finestre e contate. Sono 6, giusto? Ma guardate meglio…cosa c’è di strano? Esatto, non sono tutte uguali! Le prime 4 finestre sono leggermente più basse e più strette, mentre le ultime 2 hanno una cornice più larga e con una diversa decorazione. Inoltre, entrando all’interno del Duomo, ci si accorge che le prime due campate hanno solo una finestra ciascuna (cieca) e non 4 come all’esterno. Ricapitolando: nello stesso tratto della chiesa vediamo 4 finestre all’esterno e due al suo interno. Come è possibile?

Questa differenza è dovuta alle modifiche che nel Trecento vennero apportate al progetto originario di Arnolfo di Cambio: l’architetto morì in un anno imprecisato tra il 1303 e il 1310 e il cantiere fu chiuso per un lungo periodo. Soltanto nel 1356 si ripresero i lavori sotto la direzione di Francesco Talenti che propose di ridurre il numero delle campate (che difatti sono solo 4 a pianta quadrata) e ricostruì la navata dall’interno senza demolire le preesistenti strutture arnolfiane all’esterno. Vi è inoltre un altro dettaglio curioso, che compare sulla parete esterna proprio accanto al cancello che chiude il tratto che separa il Duomo dal Campanile: si tratta di un rilievo di forma rettangolare che raffigura un’Annunciazione. Non sappiamo chi sia stato a scolpirla, ma sembra risalga all’anno 1310, come è scritto nell’iscrizione in latino che si trova al di sotto e la indica come sepolcro della Compagnia dei Laudesi, una confraternita che usava riunirsi per cantare le lodi alla Madonna in Orsanmichele.

Foto GuardaFirenze
Procedendo verso la cupola, sul lato destro della piazza si vedono le “Statue dei Giganti“, ossia le grandi figure di Arnolfo di Cambio e Filippo Brunelleschi scolpite da Luigi Pampaloni negli anni Trenta dell’Ottocento per decorare la facciata del nuovissimo Palazzo dei Canonici. Poco più avanti, ecco un’altra curiosità: un disco bianco impresso sulla pavimentazione della piazza, che indica il punto preciso in cui cadde la palla di rame dorato posta sulla lanterna della Cupola. La palla, che era stata realizzata da Andrea del Verrocchio nel 1468, venne colpita da un fulmine nell’inverno del 1600, danneggiando sia la lanterna sia il tamburo sottostante e mandando in frantumi la vetrata con l’Annunciazione di Paolo Uccello, mai più sostituita. Oggi per fortuna è protetta dal parafulmine.
Continuando a camminare intorno alla grande abside, si passa accanto all’ingresso del Museo dell’Opera del Duomo (il luogo dove venne “fisicamente” scolpito il David di Michelangelo) e al palazzo che nel Cinquecento, prese il posto delle case dove ebbe sede la bottega di Donatello (oggi al piano terra si trova un ristorante), con una lapide e un ritratto posti nel 1866 dal Circolo Fiorentino degli Artisti.

Foto Wikipedia
Siamo giunti sul fianco opposto della chiesa e vale la pena fermarsi a guardare entrambe le porte: la prima viene chiamata Porta della Mandorla, famosa per il rilievo nel timpano raffigurante l’Assunzione della Vergine, eseguito da Nanni di Banco intorno al 1414. La figura della Madonna è inserita all’interno di una forma che ricorda quella di una mandorla, uno tra i più antichi simboli cristiani, ma già usato nell’antichità come segno di rinascita e fecondità. Non a caso ai novelli sposi si regalano i confetti che al loro interno hanno la mandorla 🙂

Foto Sailko
Se da qui alziamo lo sguardo verso la tribuna e le terrazze si intravedono i doccioni a forma di testa di animale usati per scaricare l’acqua piovana. In particolare vi è un aneddoto che riguarda il doccione con la testa di bue posto sopra la Porta della Mandorla: secondo la leggenda popolare, agli inizi del Quattrocento in una casa di via Ricasoli (che si trova quasi di fronte alla porta) abitava un sarto molto geloso della moglie. A quanto pare la donna era molto avvenente e aveva una tresca amorosa con il capomastro dell’Opera del Duomo: quando il sarto scoprì il tradimento denunciò entrambi al Tribunale Ecclesiastico e il capomastro per vendetta pose la testa del toro (con tanto di corna) rivolta verso le finestre dell’abitazione del sarto.

Foto GuardaFirenze
La seconda porta invece viene chiamata Porta di Balla o dei Cornacchini (dal nome di una famiglia che abitava in Via del Cocomero – oggi via Ricasoli – posta proprio di fronte alla porta) decorata verso la fine del Trecento da belle tarsie in marmo e colonne tortili sorrette da un leone con un putto e una leonessa con i cuccioli: la curiosità legata a questa porta è riportata anche nelle Istorie Fiorentine di Giovanni Cavalcanti, dove si racconta la vicenda di un tizio chiamato Anselmo, che viveva vicino alle case dei Cornacchini. Egli si lamentava di avere un incubo ricorrente, in cui sognava di essere sbranato da un leone come quello della porta del Duomo, da dove passava ogni mattina per recarsi al lavoro. Così un giorno decise di farsi coraggio e avvicinarsi alla statua: per esorcizzare la paura decise di mettere la mano in bocca al leone, ma per sua sfortuna vi trovò dentro uno scorpione che punse il povero Anselmo e lo fece morire il giorno dopo!

Siamo così tornati di fronte alla facciata del Duomo e concludo questa serie di aneddoti (ne ho scelti una parte ma ce ne sarebbero stati altri!) con la leggenda legata al miracolo di San Zanobi. Accanto al Battistero si vede infatti una colonna, che fu posta in ricordo di un vecchio olmo, rifiorito in pieno inverno al passaggio delle spoglie del santo, che veniva traslato dalla chiesa di San Lorenzo all’antica cattedrale di Santa Reparata (oggi appunto Santa Maria del Fiore). Da quel giorno il popolo iniziò a venerare l’albero finché esso non si seccò nuovamente e venne tagliato: al suo posto venne innalzata una colonna con una croce e una decorazione che raffigura un piccolo olmo.

Riferimenti bibliografici:
Luciano Artusi – Le curiosità di Firenze, Firenze, Newtown Compton, 2017.