La notte dei ponti

Che mi piacciono i ponti di Firenze lo sapete già e che il mio preferito è Ponte Santa Trinita pure. Forse avrete anche già letto la sua storia in uno dei miei post sui social, ma quella appena iniziata è la settimana in cui sarà celebrato il 78° anniversario della distruzione dei ponti e dei lungarni intorno a Ponte Vecchio.

Trovo difficile raccontare queste vicende con la mia consueta disinvoltura, forse perché spesso, guardando gli edifici ricostruiti in Via dei Bardi o in Por Santa Maria, ho la sensazione di trovarmi di fronte ad un quartiere artefatto, che per quanto storicizzato e ancora capace di offrire scorci di rara bellezza, ha perduto per sempre una parte importante del suo tessuto originario. Sento quindi di dover ricordare nuovamente quello che avvenne a Firenze nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944 ad opera dei tedeschi in ritirata, per rallentare l’avanzata delle truppe alleate ormai arrivate a soli 15 km dalla città.

Gli edifici di Borgo San Jacopo con affaccio sull’Arno

Il piano era stato messo in atto a partire dal 29 luglio, quando il Comando Tedesco aveva emesso un’ordinanza di sgombero per gli abitanti di Borgo San Jacopo, Via dei Bardi, Via Guicciardini e Via Por Santa Maria, che avevano dovuto abbandonare le proprie case entro le ore 12 del giorno successivo. Il 31 luglio tutta la zona era diventata inaccessibile e la mattina del 3 agosto era stato proclamato il coprifuoco (era vietato uscire e persino affacciarsi alle finestre). Molti degli sfollati avevano trovato rifugio nel cortile di Palazzo Pitti e tutti si erano nascosti in casa ad aspettare, consapevoli che qualcosa di terribile stava per accadere.

Nel proclama dei tedeschi, infatti, era stato scritto che l’evacuazione della popolazione veniva eseguita a scopo preventivo, per proteggerla da “eventuali attacchi e attentati contro i ponti sull’Arno”, dal momento che il nemico non aveva dichiarato se intendeva riconoscere Firenze come città aperta.

Ponte Santa Trinita al tramonto. Con la distruzione del ponte gli edifici di Via Tornabuoni e degli altri lungarni (ad eccezione di quelli intorno a Ponte Vecchio) furono risparmiati.

Una testimonianza diretta di quei giorni ci viene fornita da Ugo Procacci, funzionario del Laboratorio di Restauro, che insieme al soprintendente Giovanni Poggi, si era distinto nella protezione del patrimonio artistico fiorentino fin dall’inizio del conflitto. Anche lui alloggiato in una stanza di Palazzo Pitti con la sua famiglia (perché abitava a Campo di Marte che era stato ripetutamente bombardato dagli aerei alleati), la mattina del 31 luglio si era avventurato all’interno del Corridoio Vasariano per osservare i movimenti dei tedeschi in Borgo San Jacopo e con sgomento li aveva visti sfondare i portoni delle case: ” In quel momento intuii tutto quello che sarebbe successo – oltre i ponti, stavano minando anche le case; avrebbero fatto esplodere l’antico quartiere della città.”

Trascorsi i giorni in questa logorante attesa, la sera del 3 agosto, intorno alle ore 21, venne sentita la prima tremenda esplosione che fece tremare anche le possenti mura del cortile dell’Ammannati e fu seguita da molte altre nel corso della notte. In cuor suo Procacci sperava che Ponte Santa Trinita non fosse stato distrutto, ma alle prime luci dell’alba dovette arrendersi all’evidenza: “Non c’era più da illudersi. Ponte Santa Trinita, mi dissero, era caduto solo all’alba, dopo il terzo tentativo dei tedeschi di farlo saltare. Nell’immensa tristezza, mi diedero una piccola consolazione: il gigante aveva resistito fino all’ultimo alla furia devastatrice del nemico bestiale.”

Ponte Santa Trinita la mattina del 4 agosto 1944 (foto Wikipedia)

La mattina stessa del 4 agosto gli inglesi entrarono a Palazzo Pitti e nonostante la presenza di alcuni franchi tiratori, l’Oltrarno tornava ad essere libero. Una settimana dopo, venerdì 11 agosto 1944, il CTLN prendeva possesso dell’altra sponda, mettendo fine alla guerra nel centro di Firenze.

Bibliografia di riferimento: Firenze 1944-1945 danni di guerra, a cura di Marilena Tamassia, Livorno, Sillabe, 2007

Pubblicato da Elena Petrioli

Guida turistica di Firenze

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