Ecco il museo che piace a grandi e piccini: è il Museo della Casa Fiorentina Antica che si trova a Palazzo Davanzati, costruito per la famiglia Davizzi, poi passato ai Davanzati e dagli inizi del secolo scorso all’antiquario Elia Volpi. Restaurato e arredato più volte è un luogo ricco di ambienti suggestivi in cui è stata ricreata la tipica abitazione di un ricco mercante fiorentino del Tre-Quattrocento.

Foto Sailko
Il palazzo ha una lunga storia, iniziata molto prima di diventare un museo e che vi posso brevemente riassumere così.
Verso la metà del Trecento i Davizzi, una ricca famiglia di mercanti iscritti all‘Arte di Calimala, si fece costruire una nuova abitazione nei pressi di Porta Rossa, incorporando due case-torri preesistenti. Nel 1578 l’edificio venne acquistato dal noto mercante e celebre studioso Bernardo Davanzati, che fece demolire la merlatura originale per costruire l’altana – cioè la terrazza con la loggia all’ultimo piano – e apporre il suo stemma sulla facciata del palazzo che da allora venne chiamato Palazzo Davanzati. L’ultimo discendente di questa famiglia fu Carlo, che si suicidò nel 1838 gettandosi da uno dei ballatoi del cortile. Alcuni anni dopo la proprietà fu ceduta ad Antonio Orfei e il palazzo venne suddiviso in diverse unità immobiliari: vi abitavano diverse famiglie e alcuni locali erano stati dati in affitto a circoli e associazioni, tra cui la rivista letteraria Leonardo, fondata da Giovanni Papini, che qui ebbe sede fino al 1907, anno della sua chiusura. L’edificio, sfuggito alle demolizioni di Firenze Capitale, era comunque in condizioni precarie e fatiscenti: il cortile veniva usato come magazzino dai commercianti e molte strutture erano pericolanti, tanto da far scrivere all’allora giovanissimo giornalista Orazio Pedrazzi “...tutto era ridotto che non suscitava più nessun ricordo.“
Nel 1904 il palazzo fu venduto all’antiquario Elia Volpi che si dedicò con passione al suo restauro e seppur con tecniche ritenute discutibili fece risistemare la facciata ed eliminare i rimaneggiamenti interni, riscoprendo gli affreschi sulle pareti. Il 24 aprile 1910, dopo essere stato completamente ristrutturato e arredato, esso venne aperto al pubblico come museo privato “della Casa Fiorentina Antica“, con particolare apprezzamento dei viaggiatori e collezionisti stranieri. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e la conseguente crisi economica costrinsero Elia Volpi a vendere l’intera mobilia del palazzo nel 1916 in un’asta a New York, dalla quale fu ricavata l’incredibile cifra di un milione di dollari! Dal 1920 risulta che il museo fosse stato riaperto con nuovi arredi, ma nel 1924 Volpi era talmente pieno di debiti da dover vendere tutte le sue collezioni a due mercanti provenienti da Alessandria D’Egitto, Vitale e Leopoldo Bengujat, che presero in affitto anche il palazzo, poi definitivamente acquistato da Leopoldo nel 1926. Purtroppo nel 1937 l’immobile fu nuovamente messo in vendita per le gravi difficoltà economiche di Bengujat e dopo vari passaggi di proprietà, nel 1951 il palazzo venne finalmente acquistato dallo stato italiano. Il museo fu allestito con mobili intarsiati, casse-panche, cassoni, sedie, dipinti, sculture, ceramiche e altri pezzi donati da musei e raccolte private (di quelli raccolti da Elia Volpi ne restano pochissimi) e inaugurato nel 1956.
Non avevo mai visitato interamente il museo prima del 2009, quando furono riaperte al pubblico anche le stanze del secondo e terzo piano dopo un lunghissimo restauro (iniziato nel 1996) che ha permesso di consolidarne la struttura e recuperare le decorazioni interne.

Dal punto di vista strettamente architettonico, Palazzo Davanzati è uno di quelli che devi sapere per forza se fai la guida a Firenze, perché la sua particolare struttura lo rende un modello di fondamentale importanza nello studio dell’evoluzione degli edifici civili e di fatto questa è l’unica casa borghese del Trecento rimasta visitabile.
La prima tipologia di abitazione della Firenze medievale era stata la casa-torre, che potremmo definire come la “versione urbana” delle rocche e dei castelli di epoca feudale nel contado. Ma dopo l’anno Mille molte famiglie erano tornate ad abitare in città e siccome non esisteva ancora una forma di governo ben stabilita, queste alte e massicce costruzioni svolgevano anche una funzione difensiva. Si erano infatti formate fazioni rivali in continua lotta tra loro – le cosiddette consorterie – e le torri venivano costruite molto vicine l’una all’altra, raggruppate intorno a un cortile. Verso la metà del Duecento, nonostante le lotte tra Guelfi e Ghibellini (che avevano reso alquanto incerta la gestione del Comune ma favorito l’ascesa politica della borghesia) ebbe inizio la progressiva trasformazione della casa-torre in palazzo: un processo iniziato con la creazione di strutture adiacenti alla torre con locali sempre più grandi fino a formare un edificio, che pur sviluppandosi ancora in verticale, non era più costituito da un’unico blocco. In effetti questo passaggio si può notare anche nella costruzione dei palazzi pubblici (come il Bargello e Palazzo Vecchio) sorti proprio in quel periodo, che pur mantenendo l’aspetto di fortezza presentano un corpo che si estende per orizzontale. Per le abitazioni private, invece, palazzo Davanzati costituisce un modello di riferimento perché rispetto ai palazzi pubblici venne costruito secondo uno schema più semplice e aperto: un impianto sviluppato su tre piani, con la facciata in pietra arenaria divisa in 5 parti da cornici marcapiano con 3 file di 5 finestre (corrispondenti ai saloni interni) e un grande androne al piano terra in cui fino all’Ottocento si trovavano le botteghe.

Come tutti gli antichi palazzi di Firenze anche Palazzo Davanzati ha i suoi anelli per legare i cavalli e i ferri da torce ai lati delle finestre, mentre solo in pochi hanno mantenuto gli arpioni da stanghe, ossia le staffe in ferro che sostenevano le sbarre di legno che servivano per stendere la biancheria o le tende e nei giorni di festa dei drappi decorativi.

Tutto il museo è stato concepito per ricreare l’atmosfera di un’abitazione privata.
In passato l’atrio d’ingresso era una loggia aperta sulla strada da cui si accedeva al cortile, su cui si affacciavano le varie stanze ai piani, comprese le camere da letto. Due lati del cortile sono coperti da un portico con capitelli in stile classicheggiante, tranne uno con figure che forse rappresentano i ritratti della famiglia Davizzi. Si vede anche un grande albero genealogico dei Davanzati insieme ad altri oggetti di arredo, mentre al centro si trova la cisterna in cui veniva convogliata l’acqua piovana dai gocciolatoi e che alimentava il pozzo che portava l’acqua ai piani.

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Tutti i piani hanno il medesimo schema di distribuzione degli ambienti, con un grande salone che si affaccia sulla strada, detto salone madornale e collegato ad ambienti di servizio, una grande stanza dotata di agiamento (cioè il gabinetto), uno studio e una camera da letto con ingresso indipendente dal ballatoio lungo il cortile.
Video coupleinflorence
Il salone madornale del primo piano si trova proprio sopra la loggia del piano terra: ai lati del pavimento sono ancora presenti le botole (di queste è consentito aprirne solo una) che consentono di guardare nell’atrio d’ingresso sottostante. Alle pareti si vedono i ganci per gli arazzi e una parte della decorazione del soffitto è quella originale del Trecento.
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Dal salone madornale si accede alle sale in cui è esposta la ricca collezione di merletti e ricami databili dal XVI al XX secolo, con una interessante raccolta di imparaticci, pezzi usati come esercizio per chi doveva imparare l’arte del ricamo.

Uno degli ambienti più celebri del palazzo è la cosiddetta Sala dei Pappagalli, che forse anticamente era una sala da pranzo, coperta da affreschi della fine del Trecento con il motivo ornamentale dei pappagalli e che imita drappi e arazzi, mentre nel registro superiore sono dipinti alberi e colonnine.

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Nello studiolo del secondo piano si trovano alcuni dipinti eseguiti da Giovanni da San Giovanni detto lo Scheggia, fratello di Masaccio, artista specializzato nella decorazione di cassoni e altri oggetti di arredo: il museo conserva quattro tavole semicircolari raffiguranti i Trionfi del Petrarca e un desco da parto con il Gioco del Civettino.

Per quanto riguarda le camere da letto, Palazzo Davanzati ne ha ben tre, tutte dotate di bagno personale, ossia la stanza in cui ci si dedicava alla cura dell’igiene personale (mentre l’agiamento come si vede dal video aveva un’altra funzione..)

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Storie della Castellana di Viergy
(è l’unica stanza con affreschi, le altre decorazioni sono pitture murali)

Al terzo piano si trova anche la cucina, ricca di utensili antichi e strumenti da lavoro femminili tra cui un impastatoio, un girarrosto, un telaio, ferri da stiro e l’occorrente per il cucito. Sulla parete d’ingresso uno dei tanti graffiti probabilmente lasciati dalla servitù riporta la data di un evento importante, l’uccisione di Giuliano de’Medici, fratello di Lorenzo il Magnifico, durante la Congiura dei Pazzi avvenuta il 26 aprile 1478. E’ inoltre possibile consultare una copia a stampa del Tacuinum Sanitatis, un trattato medico di origine araba contenente consigli sulla salute, il nutrimento e l’umore in corrispondenza delle varie stagioni dell’anno.



esposte nelle varie sale
Il Museo di Palazzo Davanzati fa parte del gruppo dei Musei del Bargello.
Per gli orari di apertura e le modalità di accesso in base alle normative Covid consultate il sito dei Musei del Bargello

Bibliografia di riferimento
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Museo di Palazzo Davanzati, Firenze, Polistampa, 1996
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