Vi hanno mai dato del vanesio? Beh, spero proprio di no. Scopriamo le origini di questa parola antica e ormai in disuso, nata a Firenze nel Settecento dal genio creativo del poeta Giovan Battista Fagiuoli (1660-1742).
Se la cercate sul dizionario, la parola vanesio viene indicata come sinonimo di vanitoso, ma con una leggera sfumatura di significato. Se il vanitoso è una persona che mette in mostra le sue qualità per sentirsi ammirato, il vanesio è colui che ostenta un frivolo compiacimento di se stesso senza rendersi conto di risultare ridicolo. Per farla breve, si potrebbe dire che il vanesio è un vanitoso sciocco.
Entrambe le parole derivano dall’aggettivo vano, ma è proprio quel suffisso “-esio”, a fare la differenza. La parola van-esio nasce dunque dalla fantasia di Giovan Battista Fagiuoli, che nel 1724 scrisse una commedia in 3 atti dal titolo “Ciò che pare non è, ovvero il cicisbeo1 sconsolato” e che ha per protagonista un lezioso cavalier servente chiamato, appunto, Vanesio.

Foto dal web
Fagiuoli mise in scena molte altre opere (le sue raccolte comprendono ben 7 volumi di commedie e 6 volumi di poesie giocose, la cosiddetta Fagiuolaia) e viene considerato il capostipite del teatro popolare fiorentino. Questo scanzonato personaggio fu anche spesso invitato alla corte dei Medici e nei palazzi delle ricche famiglie dell’epoca, che gradivano la sua satira arguta e talvolta irriverente.
Fagiuoli morì all’età di 81 anni e venne sepolto nella cripta di San Lorenzo. Il Cicisbeo resta la sua commedia più famosa, rappresentata anche fuori Firenze. Probabilmente non ne avevate mai sentito parlare prima, eppure tutti noi usiamo da secoli la sua piccola invenzione.
Note
1 Il cicisbeo era un gentiluomo al servizio di nobildonne sposate, incaricato di accompagnarle nelle occasioni mondane come feste e ricevimenti, ma anche di assolvere ai compiti della vita quotidiana.
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