Qualche settimana fa ho creato una nuova rubrica sulla pagina Facebook di GuardaFirenze: si chiama “L’OPERA DEL MESE“, in cui scelgo uno dei capolavori nei musei fiorentini e lo presento a “puntate”. Il mese di settembre è stato dedicato al Bacco di Michelangelo, che si trova al Museo Nazionale del Bargello: per chi lo avesse perso, non segue i social o preferisce leggere la storia tutta di un fiato, da oggi potrà leggere gli articoli anche sul blog.

La statua fu commissionata dal cardinale Raffaele Riario, nipote di papa Sisto IV, che dopo aver preso parte alla congiura dei Pazzi (ed essere tra i pochi rimasti vivi), aveva intrapreso una brillante carriera ecclesiastica ed era diventato un raffinato collezionista di opere d’arte. Lui e Michelangelo si erano conosciuti in modo del tutto insolito: alcuni mesi prima, infatti, l’artista era stato coinvolto in una truffa ai danni del cardinale, al quale un mediatore aveva venduto il suo Cupido Dormiente, facendogli credere che fosse una statua antica. Accortosi dell’inganno Riario aveva voluto indietro i soldi, ma era molto curioso di conoscere quel giovane scultore così pieno di talento e lo aveva invitato a Roma. In quel periodo egli era impegnato nella costruzione di un nuovo palazzo “all’antica”, resa possibile da una favolosa vincita ai dadi (si parlava di 14.000 ducati!) ai danni di Franceschetto Cybo, figlio di Innocenzo VIII e marito di Maddalena de’Medici (il palazzo venne poi confiscato e nel 1517 divenne la sede della Cancelleria Apostolica).
Ricco, colto e irriverente, Riario era il mecenate che ogni artista dell’epoca avrebbe desiderato servire.
La prima cosa che mostrò a Michelangelo appena arrivato in città, fu la sua bellissima collezione di statue greche e romane e il giorno dopo gli propose di lavorare per lui. Michelangelo accettò subito l’incarico, sapendo che il loro incontro gli avrebbe aperto le porte del prestigioso ambiente cardinalizio e si mise alla ricerca del pezzo di marmo giusto: avrebbe scolpito un Bacco per il più pagano dei cardinali di Roma.

Bacco è una delle poche statue finite di Michelangelo, che stilisticamente segna il suo passaggio nella maturità artistica.
L’opera ebbe un grande successo tra i contemporanei e fu molto lodata dallo stesso Giorgio Vasari. Il giovane scultore fiorentino scelse di raffigurare il dio in evidente stato di ebbrezza: con la mano destra solleva una coppa di vino e con la mano sinistra tiene una pelle di tigre e dell’uva, ma pare non accorgersi di un satiro birichino, che nascosto dietro di lui, se la sta mangiando di gusto. La figura a grandezza naturale, dallo sguardo incantato e la posa languida, fu modellata dal contrapposto, la tecnica che serviva per conferire equilibrio e dinamismo alle sculture, di cui Michelangelo fu maestro indiscusso. Questo metodo, noto anche come “chiasmo” – che significa “disposizione a forma di chi” – deriva dalla lettera dell’alfabeto greco X (detta appunto “chi”) e prevede la disposizione degli arti in pose opposte tra loro, per cui ad un arto inferiore piegato corrisponde l’opposto arto superiore disteso. Osservate adesso il Bacco: come vedete, al braccio destro piegato corrisponde la gamba sinistra tesa, mentre al braccio sinistro teso corrisponde la gamba destra piegata. Michelangelo partì dai modelli classici che aveva visto nella collezione del cardinale Riario, ma ne abbandonò la rigida astrazione, dando una leggerezza e un’umanità inedita al più sensuale degli dei pagani e dimostrando che l’arte dei moderni poteva finalmente competere con quella degli antichi.

Non si conoscono i motivi per cui, ad un certo punto, il Bacco venne rifiutato dal cardinale Riario, che decise di disfarsi anche del Cupido Dormiente (che in effetti è andato perduto). L’opera fu acquistata dal suo agente Jacopo Galli, che la sistemò nel giardino della sua abitazione; la cosa strana è che nelle memorie di Michelangelo venne menzionata solo la vendita al Galli ed egli negò decisamente di aver mai lavorato per il cardinale. Eppure la committenza da parte di Riario è confermata da varie lettere e ricevute di pagamento, che smentiscono le parole dello stesso Michelangelo.
Ma allora perché l’artista avrebbe mostrato una tale ingratitudine verso l’uomo che gli aveva aperto le porte della prestigiosa curia romana?
Secondo alcuni studiosi (tra cui Antonio Forcellino) le ragioni vanno ricercate nei fatti accaduti nell’autunno del 1494, al tempo della cacciata dei Medici da Firenze. Fino alla morte di Lorenzo il Magnifico, infatti, Michelangelo era vissuto nel palazzo di Via Larga – in cui era stato accolto praticamente come un figlio – e in seguito aveva trovato una sistemazione nel convento di Santo Spirito. I rapporti con Piero (il maggiore dei figli maschi di Lorenzo) erano sempre stati tesi e quando Michelangelo si accorse che la sua posizione politica in città stava precipitando, decise di fuggire senza avvertire nessuno. Egli si sarebbe potuto rivolgere a Giovanni (il fratello di Piero e futuro papa Leone X), che era già stato nominato cardinale e invece, appena arrivato a Roma, si era recato proprio da uno dei principali avversari dei Medici. Michelangelo era consapevole di un certo risentimento della famiglia nei suoi confronti e nonostante fossero passati molti anni, doveva ancora temere delle ritorsioni verso i suoi parenti rimasti a vivere a Firenze; forse fu per questo motivo che nella biografia preferì negare i suoi rapporti con Riario.

Esiste anche un altro enigma che riguarda il Bacco; da questo disegno eseguito dal pittore olandese Maarten van Heemskerck nel giardino del Galli possiamo notare che la statua ha il braccio destro amputato (quello che oggi tiene alzata la coppa). Era stato Michelangelo a scolpirlo così oppure qualcuno lo aveva deliberatamente danneggiato in seguito, come ad imitare una statua antica? E soprattutto, chi gli rifece il braccio destro? Alcuni storici ipotizzano che l’artista abbia rimesso (o aggiunto) la parte mancante intorno al 1553, ma non è certo che sia andata così. Sappiamo invece con certezza che la statua arrivò a Firenze intorno al 1571, acquistata da Francesco I de’Medici per essere sistemata nelle sue collezioni alle Gallerie degli Uffizi. Nel 1865 l’opera venne portata al Bargello, dopo il trasferimento dell’antico carcere fiorentino e il grande intervento di restauro per il recupero delle strutture originali dell’edificio. Bacco giunse nel nuovo museo nazionale insieme ad altre sculture degli Uffizi e di Palazzo Vecchio e con i numerosi pezzi delle collezioni di arti applicate e dell’armeria medicea; da molti anni si trova esposto nella grande sala del piano terra dedicata alla scultura del Cinquecento.
Il museo del Bargello ha riaperto il 4 agosto 2020: per la visita è necessario rispettare i protocolli anti Covid-19 che ormai tutti conosciamo (uso della mascherina, rilevamento della temperatura, distanza di sicurezza). Sono previste anche giornate di apertura straordinarie: per orari e prezzo del biglietto vi rimando alla pagina del loro sito.