Il Cenacolo di Santa Apollonia

La parola cenacolo ha origini molto antiche.

I Romani chiamavano così la stanza in cui si consumava la cena, generalmente in uno degli ambienti più grandi della casa perché era il pasto principale della giornata, durante il quale si riuniva tutta la famiglia con eventuali ospiti. Nella tradizione cristiana il cenacolo divenne il luogo di Gerusalemme in cui Gesù consumò la sua Ultima Cena con gli Apostoli istituendo il sacramento dell’Eucarestia. In senso figurato, dunque, questa parola evoca una riunione di persone, unite da un sentimento di condivisione e partecipazione: ecco perché nei refettori dei conventi, ossia il luogo in cui monaci e suore mangiavano, si trova sempre affrescata questa immagine. La pittura dei cenacoli fu molto praticata a Firenze e molti di questi sono stati trasformati in museo.

Questo Cenacolo faceva parte dell’antico complesso monastico di Santa Apollonia, uno tra i più grandi di Firenze, fondato nel 1339 da un certo Piero di Ser Mino1. Nel 1440 giunsero in questo monastero le suore dell’abbazia di Santa Maria a Mantignano e la badessa Cecilia Donati ordinò una serie di lavori di ampliamento della struttura: vennero così costruiti il cosiddetto Chiostro della Badessa e una grande sala rettangolare con soffitto a cassettoni da impiegare come refettorio.

Andrea del Castagno,
Ultima Cena 1447

Tra il 1445 e il 1450 Andrea del Castagno venne incaricato di affrescare interamente la parete d’ingresso del salone, in cui dipinse l’Ultima Cena e altre tre scene raffiguranti la Resurrezione, la Crocifissione e la Deposizione.

Questi affreschi, che si trovano nella parte superiore separati dalle finestre, appaiono molto rovinati (ma ancora leggibili) e nel 1953 furono staccati per motivi di conservazione: vennero così ritrovate le sinopie, che qualche anno dopo furono attaccate sulla parete opposta.

Ultima cena, dettaglio

Le informazioni su Andrea del Castagno, specialmente per quello che riguarda la sua formazione e i primi anni di attività, sono ancora molto scarse: tuttavia si ritiene che fosse arrivato a Firenze verso la fine degli anni Trenta del Quattrocento come assistente di Domenico Veneziano per lavorare al famoso ciclo pittorico della chiesa di San’Egidio (andato completamente distrutto) uno tra i più importanti del primo Rinascimento, al quale avevano collaborato altri grandi maestri come Piero della Francesca e Alessio Baldovinetti. Prima di eseguire la decorazione di Sant’Apollonia il pittore aveva soggiornato per alcuni anni a Venezia, ma poi era tornato in città dove la sua presenza è documentata almeno fin dal 14442.

Ultima Cena, dettaglio

L’affresco con l’Ultima Cena è sicuramente una delle opere più significative dell’artista e il primo cenacolo del Rinascimento a Firenze3. Andrea del Castagno pose Gesù e i suoi apostoli in una sorta di “scatola prospettica”, come se la scena si svolgesse in un edificio a cui è stata tolta la parete di fronte per permettere allo spettatore di vedere cosa accade al suo interno. L’ambiente è ricco di colori e dettagli raffinati: guardate i pannelli sullo sfondo, il fregio, l’elegante drappo sui sedili e le sfingi ai lati della tavola, su cui è stesa una lunga e bianchissima tovaglia. Sono evidenti i richiami all’antico e la sua abilità nell’uso della prospettiva: dal punto di vista iconografico egli scelse la tradizionale composizione in cui si vedono gli apostoli ai lati del Cristo, con Giuda separato dagli altri e seduto su un sgabello. Tutti conversano in modo naturale ma la loro posa composta e solenne rivela una certa influenza di Masaccio sul pittore. Il tratto maggiormente distintivo di Andrea del Castagno però resta l’uso assolutamente nuovo del colore: un espressionismo inedito per il suo tempo, caratterizzato da tinte forti che conferiscono un vigore quasi scultoreo alle figure, paragonabile solo a certe opere di Donatello.

Andrea del Castagno,
Cristo in pietà tra due angeli

Nella sala sono conservate anche altre opere di Andrea del Castagno, dipinte sempre intorno alla metà del Quattrocento: la lunetta con il Cristo in Pietà tra angeli (proveniente dal Chiostro della Badessa dell’antico monastero) una Crocifissione e la sinopia della Visione di San Girolamo tra Santa Paola e Sant’Eustachio. Si possono inoltre vedere i pochi resti rimasti del grande ciclo di affreschi di Sant’Egidio con le Storie della Vergine.

Andrea del Castagno, Crocifissione

Nella piccola sala attigua al refettorio sono esposte altre opere provenienti dal monastero: una Crocefissione di Paolo Schiavo e due tavole di Neri di Bicci con l’Incoronazione della Vergine e la Madonna col Bambino e santi, tra cui compare proprio Sant’Apollonia, raffigurata con un paio di tenaglie che le stringono un dente, allusione al suo martirio.

Neri di Bicci,
Madonna in trono col Bambino e santi

Sant’Apollonia era un convento di clausura e pertanto rimase inaccessibile fino alle soppressioni ottocentesche (difatti nemmeno Giorgio Vasari fece menzione del cenacolo). Nel 1864 venne requisito per scopi militari e una parte dell’edificio venne demolita per l’apertura di Via XXVII aprile. Molti degli ambienti rimasti vennero trasformati in uffici e oggi la struttura è suddivisa tra Università di Firenze e Ministero della Difesa: la chiesa del complesso (la cui facciata è su via San Gallo) è stata sconsacrata e oggi è una sala conferenze, mentre il grande Chiostro della Badessa, su due livelli, ospita la mensa universitaria. L’ingresso al museo del cenacolo si trova in via XXVII Aprile.

FOTO DAL MIO ARCHIVIO PERSONALE

Orari

Da lunedì a domenica dalle 8.15 alle 13.50.
Chiuso 1°, 3°, 5° sabato e domenica di ogni mese, 1° gennaio e 25 dicembre. Ingresso libero

Il museo è attualmente chiuso in osservanza del DPCM 8 marzo 2020.

Note:

1 L’atto di fondazione del monastero, conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze, lo indica come abitante nel popolo di San Simone.

2 Nel 1444 gli viene commissionato il cartone per una vetrata di Santa Maria del Fiore con la Deposizione.

3 La scena con l’Ultima Cena viene datata al 1447.

Pubblicato da Elena Petrioli

Guida turistica di Firenze

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