6 aprile 2020, 500 anni dalla morte di Raffaello

Oggi 6 aprile 2020 si celebrano i 500 anni esatti dalla morte di Raffaello Sanzio.


Il MiBACT dedica l’intera giornata al ricordo del grande artista con una serie di iniziative digitali che potete seguire in diretta.

La grande mostra alle Scuderie del Quirinale a Roma, inaugurata pochi giorni prima del DPCM del 8 marzo, è ancora chiusa al pubblico, ma i loro canali social propongono diversi video che permettono di passeggiare virtualmente tra le sale.

Vi ricordo inoltre che stasera su Rai Storia (canale 54 DT) sarà trasmesso il documentario “La Roma di Raffaello” che ripercorre gli anni più importanti della sua carriera.

Lascio a questa giornata anche il mio piccolissimo contributo, riportando qui il commento postato sul mio profilo personale di Facebook. Con un velo di amarezza, che chi fa il mio lavoro (e credo non solo il mio) non possa non avere oggi.

Così ci siamo, il “gran giorno” è arrivato, questo anniversario tanto atteso, che avrebbe dovuto essere l’evento culturale dell’anno. Mica capita spesso di celebrare i 500 anni di qualcosa, figuriamoci se si tratta di uno dei più grandi artisti italiani del Rinascimento. Eppure ci sono state altre ricorrenze negli ultimi mesi, solo che questo lo sentivo “più mio” degli altri. Ho sempre amato e difeso Raffaello (si sa che aveva antagonisti temibili), ho sempre adorato quella sua arte fatta di armonia e delicatezza, la sua continua ricerca di perfezione. Era ambizioso il ragazzo, che sapeva interpretare alla perfezione il ruolo di cortigiano modello, ma non per questo era meno deciso ad arrivare dove voleva. E ci riuscì pienamente, consapevole del suo talento, che seppe sfruttare fino in fondo. Una vita felice la sua (come dice il famoso libro di Forcellino letto in un pomeriggio) e soprattutto normale: soldi, successo, donne. Passioni reali e carnali, rapporti veri e non solo mentali, spinti fino all’eccesso e poi risultati fatali (sennò non si muore di sifilide a 37 anni).
E noi oggi lo chiamiamo divino e tale resterà la sua arte nei secoli: un’arte solo apparentemente più semplice, forse più libera dai tormenti michelangioleschi o dai ragionamenti di Leonardo, ma non per questo più “facile”. E dove io continuerò a vedere la parabola di un giovane artista di provincia che arrivato ad avere tutto, tutto perse nell’umano desiderio.

Pubblicato da Elena Petrioli

Guida turistica di Firenze

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