Sapevate che i palazzi di Firenze potevano “parlare”? O piuttosto lasciar scritto sulla pietra ciò che a voce era meglio non dire. Ecco un divertente aneddoto che riguarda una nota famiglia, il suo palazzo e chi lo costruì.

Foto Sailko
Nel 1523 Baccio d’Agnolo concluse i lavori di un nuovo elegante palazzo in Piazza Santa Trinita: era la nuova residenza della ricca famiglia Bartolini – Salimbeni, mercanti originari di Siena che fin dagli inizi del Trecento si erano trasferiti a Firenze.
Il committente Giovanni Bartolini aveva richiesto a Baccio d’Agnolo una costruzione elegante e moderna e difatti egli aveva elaborato un modello senza precedenti nell’architettura fiorentina, ispirandosi allo stile romano.
Tra gli elementi più innovativi vi era il portale d’ingresso con le colonne ai lati, il bugnato agli angoli dell’edificio, le finestre a edicola con timpano triangolare e ad arco con nicchie per le statue al primo piano e riquadri rettangolari al secondo, cornici marcapiano e cornicione con dentelli molto sporgenti.
Eppure ai fiorentini tutte queste novità non piacquero affatto e iniziarono a criticare le scelte dell’artista, come ad esempio le nicchie per le statue, ritenute più adatte alla facciata di una chiesa che a quella di un palazzo. Peraltro non era nemmeno la prima volta che Baccio d’Agnolo era oggetto di scherno da parte della città, visto che qualche anno prima la sua decorazione per il ballatoio della cupola del duomo era stata definita una “gabbia per grilli“.
Tuttavia egli rispose alle critiche apponendo un’iscrizione sull’architrave del portone d’ingresso: “carpere promptius quam imitari” che significa “è più facile criticare che imitare”.

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Ma quella non è l’unica scritta che troviamo sul palazzo: sulle finestre della facciata e quelle poste sul lato di Via Porta Rossa compare infatti il motto “per non dormire” insieme a tre papaveri. E’ molto probabile che lo stesso committente avesse chiesto a Baccio d’Agnolo di inserire questa decorazione che rimandava a una storia di cui la famiglia si era resa protagonista alcuni secoli prima. Si narrava infatti che quando i Bartolini seppero dell’arrivo di un grosso carico di tessuti a Livorno organizzarono un banchetto a cui invitarono tutte le famiglie più importanti della città: durante la cena drogarono i presenti con il papavero e così la mattina dopo nessuno tranne loro si presentò al porto per acquistare le stoffe, ricavandone un grosso guadagno.

“per non dormire”
Foto Sailko
La famiglia Bartolini Salimbeni ha abitato nel palazzo fino agli inizi dell’Ottocento. L’edificio è ancora oggi in uso ed è di proprietà privata. Dal 2018 il piano nobile ospita un nuovo museo, la Collezione di Roberto Casamonti, con due allestimenti annuali, in cui sono esposte molte opere di avanguardia dagli inizi del XX secolo ai giorni nostri.

Riferimenti bibliografici:
Valentina Rossi, 101 storie su Firenze che non ti hanno mai raccontato, Firenze, Newton Compton Editori, 2015