Sapevate che la favola del Porcellino di bronzo di Andersen è ambientata a Firenze? La nostra fontana portafortuna ha una lunga storia tra leggenda e fantasia.
Molte favole dello scrittore danese Hans Christian Andersen non si concludono con un lieto fine: mi vengono in mente, ad esempio, la piccola fiammiferaia che vola in cielo dalla sua nonna o il soldatino di piombo gettato nel fuoco. Tra queste vi è anche la storia di un povero bambino vissuto a Firenze e che una notte, stanco e affamato, si addormenta sul dorso della celebre fontana del Porcellino: il grazioso animale (che in realtà è un piccolo di cinghiale) venne scolpito nel Seicento da Pietro Tacca per il granduca Cosimo II e venne poi spostato alla Loggia del Mercato Nuovo. Secondo la tradizione popolare il Porcellino ha il potere di esaudire i desideri: tutto quello che dovete fare è sfregare forte il suo naso e mettere una monetina nella sua bocca. Se, lasciando cadere la monetina, riuscirete a farla entrare nella grata alla base della fontana, il vostro desiderio diventerà realtà e presto tornerete a Firenze! Devo ammettere che in questi anni molti dei miei ospiti mi hanno confermato che con loro aveva funzionato 🙂

Foto GuardaFirenze
Ma torniamo alla favola di Andersen. Il bambino che si era addormentato sulla schiena del Porcellino all’improvviso si risveglia e si accorge che l’animale è vivo e sa anche parlare! Gli sta dicendo di tenersi forte a lui, perché insieme faranno un bel giro “turistico” della città: il ragazzo vede le statue di Piazza della Signoria animarsi al suo passaggio e resta assolutamente affascinato dalla bellezza delle opere d’arte dentro alle Gallerie degli Uffizi. Questo sogno è davvero incredibile, anche se sembra tutto così reale…ma arriva il mattino, il bambino si ritrova dove si era addormentato e deve tornare di corsa a casa! Già immagina quanto si arrabbierà «colei che chiamava mamma» perché non ha portato niente con sé e siccome la donna ha una reazione molto violenta, decide di scappare e rifugiarsi nella chiesa di Santa Croce. Qui viene raccolto da un anziano signore che lo porta a casa sua. L’uomo vive con la moglie e una cagnolina chiamata Bellissima: di mestiere fa il guantaio e insegna al bambino a cucire. Lui ogni tanto torna alla fontana del Porcellino e gli parla, ma l’animale resta immobile e non risponde più: nel frattempo conosce uno dei vicini di casa della coppia, che lavora come pittore. Il ragazzino cerca di comportarsi bene, ma è curioso e vivace e qualche volta fa arrabbiare la signora, così un giorno il pittore gli regala un mazzo di fogli, in cui c’è anche un disegno del Porcellino: «Che bello saper disegnare e dipingere! Si può riprodurre tutto il mondo!» pensa il bambino .

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Il bambino inizia a disegnare e decide di fare un ritratto a Bellissima: lei però non sta ferma perché vorrebbe giocare e allora lui lega la coda e la testa della cagnolina che per poco non si strozza. La signora giunta proprio in quel momento crede che il ragazzo la stia maltrattando e lo caccia di casa, ma per fortuna arriva il pittore che lo salva.
Come finisce la favola del Porcellino di bronzo?
Siamo nel 1834 e all’Accademia di Firenze si svolge una mostra in cui sono esposti due quadri di un giovane artista: uno più piccolo in cui è raffigurato un ragazzino che fa il ritratto di un cagnolino, l’altro più grande in cui si vede un bambino vestito di stracci addormentato sulla fontana del Porcellino. «Si raccontava che il pittore fosse un giovane fiorentino che era stato raccolto dalla strada, era stato cresciuto da un vecchio guantaio e aveva imparato a disegnare da solo. Poi un pittore ora famoso aveva scoperto il suo talento quando il ragazzo era stato cacciato da casa perché aveva legato quel cagnolino, il prediletto della padrona, per prenderlo come modello.» Il grande dipinto era davvero splendido e tutti i visitatori si fermavano a guardarlo, ma purtroppo su un lato della cornice era stata appesa una corona di alloro con un nastro nero… sì, avete capito, il giovane pittore era morto proprio qualche giorno prima della mostra.
Questa fiaba ci lascia con un velo di tristezza, ma rileggendo tra le righe scoprirete che: «il porcellino di bronzo aveva insegnato al ragazzo che Firenze era come un libro di illustrazioni, se lo si voleva sfogliare.»
Per leggere la favola del Porcellino di bronzo: https://www.andersenstories.com/it/andersen_fiabe/il_porcellino_di_bronzo
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