Le mie ultime due giornate al Cammino di Dante in Casentino.
Perché ci mettiamo in “Cammino”? Sarò sincera, credo che gli amici VianDanti avessero le idee più chiare delle mie in questo senso. Ma io, un mese dopo essere tornata, sto ancora qui a chiedermi cosa mi abbia realmente spinto a partire.

A dire il vero di motivazioni ce n’erano tante, a iniziare dall’autentico desiderio di dare una mano a un amico e provare un’esperienza assolutamente inedita per me. Poi ho pensato che siamo nell’anno dantesco per eccellenza (e io ho sempre prestato molta attenzione alle ricorrenze e alla celebrazione degli anniversari come eventi culturali) e non partecipare sarebbe stata un’occasione persa. In questo “Autunno del Medioevo” che nostro malgrado ci siamo ritrovati a vivere, non poteva esserci modo migliore per vedere i miei anni di studi con una diversa consapevolezza.
Insomma tante ragioni in una sola, anche se alla fine l’unica che conta davvero è proprio l’idea di mettersi in cammino, viaggiando sia dentro sia fuori se stessi. Io ne ho tratto tanti spunti di riflessione, fatto belle amicizie e conosciuto perfino una nuova me, chiamata Giovanna.
Chi è Giovanna? Eeeeh (con uno di quei sospiri alla Vasco Rossi), questa è un’altra storia, ma presto ne riparleremo.
GIORNO 8 – Camaldoli.

Questa mattina abbiamo ripreso il nostro cammino attraverso il parco delle foreste casentinesi per raggiungere il Rifugio Asqua (dove passeremo la notte) e poi recarci a Camaldoli.

Abbiamo visitato l’eremo (una parola di origine greca che significa deserto), in cui vive parte della comunità benedettina fondata mille anni fa e attualmente composta da 9 monaci alloggiati in piccole case ai piedi della foresta. La collega Marinella ci ha guidato nella chiesa in stile barocco (ricostruita dopo un incendio nel Seicento) e la foresteria con la cella di San Romualdo.

Ho trovato molto bello anche il monastero (a circa 3 km di distanza dall’eremo) che ha ben tre opere giovanili di Giorgio Vasari e la farmacia alchemica, dove si vendono creme, saponi e liquori prodotti secondo le antiche ricette dei monaci.

Domani andiamo a Badia Prataglia, il mio ultimo giorno di Cammino. Sarà una giornata impegnativa, in tutti i sensi.

GIORNO 9 – Da Camaldoli a Badia Prataglia.

Il mio ultimo giorno di Cammino è iniziato nella rigogliosa foresta intorno a Camaldoli e finito al ristorante nei pressi di Badia Prataglia, dove ci aspettavano mio marito e mia figlia per riportarmi a casa (ovviamente non prima della quotidiana “mangiatio integralis“).

Così è arrivato il momento dei saluti e dei pianti (sì, anche io che raramente mi scompongo…), il tempo di buttare la valigia in macchina e parto con il cuore gonfio di felicità e la testa piena di ricordi. Ciò che resta dopo un’esperienza come questa, non è cosa facile da raccontare in poche righe e veramente non vorrei affidare i miei pensieri alle solite frasi fatte e di circostanza. Eppure non posso che ringraziare Nino, Francy e Dany con i quali si è creato un legame intenso e sincero e condiviso emozioni potenti e meravigliose. Spero che i post e le storie di questi giorni siano riusciti a trasmettervele, ma pensandoci bene, a noi basta una parola sola. Si chiama “gioianza” che in sé racchiude tutto.

Un saluto anche agli altri VianDanti (Andrea, Simona, Sauro) e tutti quelli che si uniranno al Cammino, alla dolce Irene e al mitico maestro Matteo Mancioppi (aargh), ma soprattutto a te amico Sommo. Tu mi hai insegnato una nuova via e io sono finalmente pronta a percorrerla.
